Fuochi in Ucraina
Negli ultimi mesi la penisola della Crimea ha catalizzato, suo malgrado, l’attenzione della stampa mondiale.
Storicamente parlando, il territorio è sempre stato conteso tra Ucraina e Russia. Caterina la Grande lo conquistò per la Russia nel XVIII secolo, per poi passare all’Ucraina nel 1954 quando Khrusciov lo regalò a Kiev in occasione dei 300 anni dell’unione con Mosca. Nel 1991, con la dissoluzione dell’Unione Sovietica, la Crimea proclamò il proprio autogoverno pur accettando di rimanere in Ucraina nella veste di repubblica autonoma. Per un’ulteriore sviluppo di questa vicenda si è dovuto attendere il marzo 2014, quando la Crimea si è resa indipendente e si è annessa alla Russia come Stato federale. Né l’Ucraina né la comunità internazionale hanno riconosciuto le nascenti Repubblica di Crimea e Città Federale di Sebastopoli, rendendo quindi le tensioni più irrisolte che mai. Le motivazioni che hanno spinto gli attori di questa vicenda ad impugnare le armi possono essere innumerevoli: danaro, interessi politici, zone di influenza da conquistare… O ancora: le ambizioni di Putin e della Russia, le speranze ucraine di fronte ad un Paese in cui i pochi ricchi vivono a scapito dell’indigente popolazione, l’ingresso nella Comunità Europea con le varie correnti dei favorevoli e contrari.
In effetti avvicinarsi all’Ucraina significa immergersi in una realtà dalle innumerevoli sfumature, lontane dal vissuto dei Paesi CEE e ben lontane anche da quanto solitamente mostrato dai media. Volendo scavare un po’ più a fondo, è stato utile raccogliere la testimonianza di qualcuno che, pur vivendo in Italia, sta provando angoscia per il proprio Paese e per chi è rimasto lì. Tanti i fuochi che hanno incendiato Kiev, troppi gli interessi dietro a quella che ha preso sempre più le sembianze di una guerra civile. A combattere in prima linea ci sono quei giovani comprati dallo Stato “alla giornata“, disposti a farsi coinvolgere dietro un compenso monetario ai quali molti non possono rinunciare. Nelle case, la paura per gli spari provenienti dalla strada. Fuggire, per chi voglia farlo, è più difficile di quanto possa sembrare. Aprire un visto, più che una pratica burocratica, è un’impresa ardua e costosa. Molti Paesi – tra cui l’Italia – sono un’utopia. Più semplice partire da un visto europeo per la Polonia, l’Austria o la Germania… Il loro costo ufficiale é 30€, ma per ottenerlo davvero meglio preventivare una spesa che va dai 200 ai 500€. Il tempo medio è di 10 giorni, ma imprevisti e relativi slittamenti rientrano nell’ordinario. Facile immaginare quanto questo influisca anche sul turismo: quello in entrata, in tempo di pace, è certamente possibile. Ben altro discorso per quello in uscita, penalizzato in ogni modo più o meno ortodosso. La paura che l’Ucraina venga abbandonata paralizza evidentemente i vertici dello Stato. Lo sanno bene gli italiani che vivono stabilmente in Crimea da decenni, i quali incontrano da sempre difficoltà nell’ottenere il doppio passaporto. La situazione dei Visti in Russia è per certi versi simile, sebbene ci siano state delle aperture negli ultimi anni.
Da un punto di vista economico, si potrebbe aprire il cosiddetto “vaso di Pandora“. Senza volerlo scoperchiare, ci si limiti a pensare che la popolazione non ha alcuna percezione del fatto che le tasse pagate siano reinvestite nello sviluppo del Paese. Al contrario, i cittadini rientrano per lo più negli strati sociali medio-bassi mentre la solita classe politico-militare vive senza alcuna privazione. E si sospetta che proprio tra questi ricchi vi siano i finanziatori della guerra civile.
Infine, un’occhiata alle volontà degli ucraini: entrare nella Comunità Europa? Forse, ma prima occorrerebbe raggiungere una forza unitaria e una certa autonomia economica. Essere annessi al governo di Mosca? Sono in molti a sentire nostalgia dell’Urss o a provare invidia per i “nuovi ricchi” della vicina Russia. Ciò che è certa, paradossalmente, è l’incertezza provata dai più. In uno Stato martoriato sotto molti punti di vista, le attuali speculazioni non permetteranno a breve un vero affrancamento.